LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Amina Narimi
|
||||||||
Basta un nulla per vivere, aman, barche leggere.
Tu camminavi assorbendo la luce, doppia, solitaria, in minuscoli astucci di vaio legati al capo e alle mani- culle di fiori, ho creduto, tĕfillīn per le preghiere, più tardi- אָמָן, mangiando chicchi alla morte come si guarda un bambino.
Per quel poco impiegavi tutti i tuoi fili sospesi nel vuoto- le migliaia di ossa, i resti dei pasti, i pezzi sottili d’avorio imbevuti della sostanza segreta, le molte aperture-finestre e le volute, ogni Voluta, da appoggiare nell’aria .
Sapevano andare, sebbene ciechi, con labbra dolci nel piccolo circolo dove un colore più intenso reggeva altri mondi in scintille;
li ho visti adagiarsi e volare, sul silenzio della tua festa, nella parte cava della follia, verso il grande amante sole..
Sapevi che avrei annotato figure? assegnando un posto a ciascuna, col valore musicale di una nota insieme tutte si sono voltate con la grazia leggera di un canto. Affondavano lente, per piccole vertigini, in un profondo inchino.
Sono venuta qui, a danzare, alla pieve del pino oggi che il vento è così forte
|
|